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Ieri pomeriggio ore 18.30 ritrovo in piazza Poggi. Arriviamo davanti a Palazzo Vecchio, dopo aver sfilato piano e in silenzio (chi più chi meno) con barchette di carta bianche, colorate, con sprazzi di rosso. Ci mettiamo in cerchio, depositiamo le barche. E’ tutto molto triste. Siamo pochi, da fuori una massa di turisti informi. Qualcuno accende le candele, ma c’è troppo vento. La musica si alza e raggiunge i cuori, una musica triste, anche lei. Per quanto sia faticoso continuare a credere che qualcosa possa cambiare, per quanto sia ormai consapevole che le manifestazioni non sono mai tenute in gran conto, nemmeno quando interessano tantissimi individui, non dobbiamo smettere di lottare. Non è facile, con la consapevolezza che non serve praticamente a nulla. Ma la coscienza deve rimanere vigile, non appisolarsi, non abituarsi ai soprusi. Se nemmeno noi, “il futuro”, crediamo di poter far qualcosa per questo mondo, come possiamo pretendere che questo migliori?

Stay Human

Due parole. Due piccole parole che hanno fatto il giro del mondo. Una storia di vita, una storia di morte. Ammiro quelle persone che riescono a seguire i loro soli ideali, a non piegarsi sotto ciò che ritengono ingiusto. Nelle piccole così come nelle grandi cose. Vittorio era un uomo, e di uomini ce ne sono davvero pochi. L’umanità dovrebbe essere una caratteristica intrinseca dell’homo sapiens sapiens, ma è evidente a tutti che non è così. Ieri sera davanti a un’Augustiner   un mio amico ci ha raccontato una storia curiosa:

è stato fatto un esperimento. delle scimmie (non mi ricordo quali di preciso) sono state racchiuse in una gabbia e fuori da questa era stato posto del cibo. quando gli animali sono riusciti a liberarsi (o sono stati liberati,altro dettaglio che mi sfugge) hanno lottato gli uni contro gli altri per poter prendere quel poco cibo che mai sarebbe bastato per sfamare tutti. L’esperimento è stato ripetuto con scimmie Bonobo. Queste invece di ammazzarsi hanno fatto sesso, per poi dividersi il cibo le une con le altre. Non è forse questa la vera umanità?

Noi umani invece vogliamo ognuno tutto per sé, senza comprendere (o forse comprendendo, che è anche peggio) che così facendo ci impoveriamo tutti. Praticamente e spiritualmente. Questo è un mondo veramente brutto in cui vivere. Sono tante, troppe le cose che non vanno, quelle di cui si sa troppo poco, quelle su cui si crede di sapere fin troppo ma in realtà non si sa niente. Sinceramente non credo che ciò possa mai cambiare. Ma è necessario sforzarsi di essere tutti nel proprio piccolo un “Vittorio”. Non cambieremo il mondo perché andrebbe cambiato il modo di pensare di miliardi di persone, ma forse qualcosina di positivo lo porteremo agli altri e a noi stesso. Avremo almeno la consapevolezza di aver vissuto veramente. Restare umani in un mondo disumano non è affatto facile, ma è ciò verso cui dobbiamo tendere.

Sorridere

Adoro le giornate di sole come quella di oggi. Quando fa caldo tanto da stare a mezze maniche, ma non troppo, non la tremenda afa fiorentina! Certo, con un parziale tra tre giorni dovrei stare fissa su libri e formule, ma ANCHE NO. Mica per nulla, tanto è controproducente. Dopo ore e ore di studio il cervello ha bisogno di una pausa (e il corpo di vitamina D =) Insomma ieri acquisto obbligato, ho tutte le scarpe di tela rotte. Ho preso le lacoste modello converse (che tra l’altro costano meno XD) però boia, messe la prima volta sono scomode -.-” spero sia solo per il fatto che sono nuove!! Oggi pomeriggio invece giro in centro con Paola e Carolina =) Il centro con vecchie amiche è sempre divertente! Ma mi ero messa a scrivere con un’idea…ah, ecco! Mi sono scoperta a camminare sorridendo. Probabilmente sembro pazza. Cioè di gente che cammina da sola sorridendo se ne vede davvero poca! Però fa stare tanto bene. Dovreste provare. Basta una canzone che vi piace, un pensiero carino. A sorridere non ci vuole molto, così come non ci vuole molto a mettere il muso. Quando vedo che la gente mi fissa è come se cascassi dalle nuvole e tolgo il sorriso. E’ come se l’assenza di espressione fosse una difesa dal mondo, dagli altri. Però ho deciso: più sorrisi e meno problemi. E’ così bello camminare sotto il sole sorridendo! =)

Non sono mai stata brava coi titoli. Nemmeno a scrivere, per dirla tutta. Ma non è questo il punto. Il titolo dell’ultimo film che ho visto è perfetto per la storia che racconta. La storia di un pugile sì, ma più che altro una storia di vita. E cosa è la vita se non lotta? Il protagonista ha una famiglia che definire disastrata è un eufemismo e ha un rapporto quasi di dipendenza dal fratello maggiore. Ma nonostante questo continua a lottare. A un certo punto del film, dopo aver vinto un match, ancora sul ring esclama qualcosa tipo ” in questo sport mai arrendersi”. e direi che più che riferirlo alla boxe, potremmo riferirlo alla vita. se ti arrendi è finita. se invece continui a lottare per ciò che davvero vuoi – se sei così fortunato da aver capito cosa è- e cerchi una strategia per arrivare alla tua meta be’, magari non ci arrivi, ma magari sì. Il finale è ovviamente all’americana (happy ending) e a dirla tutta un po’ troppo happy per i miei gusti. Ma chissà, dato che è tratto da una storia vera magari è davvero andata così.

Ieri abbiamo passato la giornata a Bologna. Il tempo è stato d’aiuto: sole non troppo caldo tutto il giorno!! Insomma partiamo la mattina ad un orario decente con un Intercity senza posto a sedere (mannaggia!) ma nulla di così sconvolgente. Il treno sembrava di 30 anni fa e probabilmente lo era! I vecchi Intercity che prendevo da bambina con i nonni (e un arsenale di valigie) per andare in Calabria…che viaggi!! Per fortuna però la tratta Firenze-Bologna è soltanto un’ora (e senza ritardo)!! O.o Probabilmente il primo IC che ho preso senza che facesse ritardo! Comunque, arriviamo a Bologna. La stazione l’avevo già vista di ritorno dalla Grecia 5 anni fa circa, e non mi è sembrata molto cambiata. Vaghiamo un po’ a caso un po’ con una cartina scacissima stampata il bianco e nero dalla sottoscritta per mancanza della cartuccia a colori (prima o poi mi ricorderò di sostituirla!) La città si rivela più piccola del previsto, girabile a piedi senza problemi (e sotto i portici)!! Mi sono innamorata di quei portici. Poi per una come me che usa l’ombrello solo quando piove a dirotto sarebbero una salvezza dall’aspetto alla pulcino bagnato che prendo ogni volta che piove! C’era abbastanza gente a giro e un signore molto gentilmente vedendoci in difficoltà ci ha pure chiesto se avevamo bisogno di una mano. =) Viste un po’ di chiese ci siamo diretti verso un giardino fuori centro molto ma molto ma molto carino. Ben curato, con tanto di tartarughe, pesciolini e anatre e bar(incominciavamo a essere un po’ stanchi: la possibilità di sedersi e mangiare è stata ben accolta). Di simile a Firenze penso ci sia solo Villa Vogel, ma questo era molto più grande e frequentato da gente di varie età. Tra le chiacchere e un gelato è già ora di tornare indietro…dopo un po’ di sbattimento per cercare il treno di ritorno (non avevo guardato la stazione di arrivo emm emm) e per cercare un’obliteratrice funzionante ce l’abbiamo fatta =) e pure coi posti a sedere!! e menomale aggiungerei, a quel punto s’era abbastanza cotti…via, prossima tappa? Mi piacerebbe tornare a Siena… =)

Avete presente l’aula che si vede all’inzio di “Frankenstein Junior”? Ecco, quella dove abbiamo fatto oggi lezione ci somigliava molto. Il paragone non è mio, lo ammetto, ma ci azzecca. Banchi di legno disposti a gradinate dal pavimento al soffito, uno scheletro in una teca, ossa sul tavolo e un proiettore. Ci mancava solo il camice bianco (prima o poi lo metteremo anche noi!!) Inoltre il tempo era pure quello ” giusto”: pioveva a dirotto da ore. Careggi si allaga in queste giornate…domani potrei fare una foto, ma mi piace più che ve la immaginiate questa aula. La sua rappresentazione reale non corrisponderebbe mai in toto a ciò che la vostra mente si figurerà leggendo queste poche righe.

Dylan Dog

Vi dirò, il film non è male, ma lo dico non conoscendo il fumetto. Ne ho giusto comprato uno in una libreria dell’usato il giorno prima di andare a vedere il film, per capire di cosa si trattasse. Unica cosa…ma da prendere con le pinze…con tutti i mostri possibili e immaginabili proprio vampiri e lupi mannari? E’ un po’ scontato no..?(poi magari tutto il fumetto si basa su questo e ho appena detto una grande cazzata…). Comunque quella libreria mi piace. I tipi dentro sono un po’ strani, ma forse è per questo che reputo ganzo il posto. E poi un libro è una storia e un libro usato ne porta un’ulteriore con sè, che non è dato conoscere. Ed è bello pensarci….il 25 marzo c’era questa iniziativa “leggere, leggere,leggere” che consisteva nel regalare un libro a uno sconosciuto. Deve essere forte come esperienza,ma non l’ho voluta compiere. Non sapevo chi, non sapevo cosa. Però ripeto, deve essere bello. In pochi attimi cercare di comunicare qualcosa a uno sconosciuto attraverso un regalo che non vuole niente indietro, che non è dovuto..un gesto inconsueto e forse di grande valore, almeno per chi lo compie. Di fatto credo che la troppa aspettativa mi abbia frenata. Preferisco romanticamente pensarla come un’azione perfetta che compierla e scoprire che non è così.

Ipocrisia -diceva la mia terrificante profe/mastino di greco al ginnasio- siete voi (alunni ndr) che vi comportate in modo diverso a seconda di chi abbiate davanti (professori in questo caso). Ai tempi ero poco più che quattordicenne e pendevo dalle sue labbra, poi ho capito che è una gran cazzata. E’ ovvio che ci si comporti in modo diverso a seconda di chi abbiamo davanti, e non è necessariamente ipocrisia. Almeno, per ora la penso così…magari tra 5 anni la penserò in modo diverso. Insomma, io sono sempre io, ma il mio io ha infinite sfaccettature (lasciatemelo credere) e non possono certo venire alla luce contemporaneamente!! Rimarreste folgorati. Ok, sto esagerando =) e perdendo il punto. Ora, non so bene come ciò sia connesso col fatto che con determinate persone sono divertente, spigliata, alla mano e con altre risulto una sottospecie di intellettuale-nerd senza vita sociale alcuna, ma il nesso evidentemente c’è. Perchè a quanto pare sono al contempo entrambe le cose. Ma non era nemmeno questo il punto a cui volevo arrivare. Una fondamentale differenza del mio comportamento con gli altri la riscontro quando mi relaziono con uomini o con donne. Con le donne tendo a essere più superficiale, soprattutto se vedo che queste tendono ad esserlo, mi confido di meno o comunque mi ci vuole molto più tempo. Credo che tra donne ci sia sempre una qualche rivalità che inevitabilmente finisce con l’allontanare anche le amiche più intime. Magari è velata, ma è difficile che non ci sia. E’ come se ci vedessimo come nemiche le une delle altre. Tutte vogliono essere la migliore. Io voglio essere me stessa, non la migliore. Non mi interessa troppo il giudizio delle altre, all’università ci vado in jeans e felpa, non con tacchi e borsa. E non per fare la nerd/secchiona che peraltro non credo di essere (studiassi un po’ di più…)ma per una questione di comodità. E che nessuna se n’esca con ” ma io coi tacchi ci sto comoda!”. Ovviamente con le dovute eccezioni, che spero ci siano (non sui tacchi, sulle relazioni). Tendo a essere tuttora un po’ troppo diffidente per rendermene conto. Quando si rimane scottati è difficile raccogliere i pezzi e data la fatica fatta per ricomporli non si è sempre disposti a rischiare di ritrovarsi nuovamente con frantumi di sè. Anche se “non amare per paura di soffrire è come non vivere per paura di morire“. Con gli uomini invece tendo a essere più spigliata e o finisce che divento una di loro o categorizzata come una facile. All’inizio è divertente essere “il maschiaccio” ma dopo un po’ finisce con essere troppo poco, perchè non sono solo quello. Ma con gli uomini, o almeno coi ragazzi della mia età, è più facile. Sembrano meno soggetti a giudicare e i più non ti attaccano immensi monologhi su quanto va male con tizia. Per quello basto io, che pur non avendo un tizio di cui sparlare, riesco a parlare per ore di una stessa cosa (e no, non ne vado fiera. Piuttosto mi chiedo come riescano alcune persone a sopportarmi.)  Poi questo in generale ovviamente, non è sempre così. Ma quel che credo sia il punto (finalmente!) è che quello che ci frega sono i giudizi. E non solo quelli che diamo agli altri, ma anche quelli che diamo a noi stessi. A volte non siamo la persona che ci piace o non ci piace essere abituati a vedere e nemmeno ce ne accorgiamo. Ci rintaniamo in consuetudini mentali e pratiche che finiscono con impoverire noi e i nostri rapporti. L’altra sera parlavo con una mia amica di come sia brutto sentirsi giudicare da un amico e non sentirsi quindi a proprio agio a raccontare alcune vicissitudini. Certo forse perchè nemmeno noi le abbiamo accettate. Ma quando le accettiamo? Abbiamo superato i giudizi che avevamo messo nei nostri confronti, come enormi muri innalzati in noi. Ma quelli rispetto agli altri sono ancora lì. Consapevoli del fatto che perfino noi ci siamo giudicati “male” per quelle azioni come possiamo pensare che un altro, da fuori, possa capire? E’ proprio questo il bello dell’amicizia però: il confronto. E il confronto puro non accetta giudizi e tenta di rimuoverli. Tenta di capire, di paragonare a esperienze personali, di metterle a comune e parlarne.

N.B. in questo post non si discute della definizione di uomini e donne. sarebbe troppo lungo. quello che qui intendo con questi due termini è semplicemente ” individui di genere maschile” e ” individui di genere femminile”.

Non ho un bella grafia. Più che brutta la mia è poco comprensibile ai più. La cosa è un po’ triste, se consideriamo che la scrittura è un mezzo di comunicazione, ma forse la vedo come una comunicazione a me stessa più che agli altri. Dopotutto per cosa uso la scrittura? Principalmente per appunti, sommari, schemini…tutte cose legate allo studio, che vedo come una cosa individuale. Gruppo di studio? No grazie. Al liceo questo non è stato un grosso problema, nonostante le lamentele di alcuni professori che talvolta si trovavano veri e proprio geroglifici da correggere (be’, c’era un che di artistico, no?). E non mi pesa nemmeno adesso, a dirla tutta, anche se a volte penso che un’elegante e scorrevole scrittura possa essere tra le cose più belle al mondo. Poi mi viene in mente mio padre, la sua di grafia (artistica, svolazzante quanto basta, comprensibile) e preferisco tenermi la mia. Ma perchè sto parlando di calligrafia? Perchè oggi, mentre ero intenta a studiare le origini della meccanica quantistica, mia mamma irrompendo in camera mi ha domandato qualcosa che non ho sentito e poi, quando ho alzato la testa dal libro, mi sono sentita dire ” Quella è la tua scrittura?” con un tono tanto sorpreso da sorprendere pure me. “Allora se vuoi scrivi bene!” Uau, che complimentone. Però tranquilli, da lontano sembra carina la grafia della bella copia, ma come ti avvicini ti addentri in un universo di piccole lettere appiccicate e poco distinte le une dalle altre. Perchè ci devo capire io, non voi.

Film interessante e riflessivo, che affronta la dura tematica “lavoro o passione” di fronte a cui tutti, nel corso della vita, ci troviamo davanti. Basti pensare all’ardua scelta universitaria: faccio ciò che mi piace anche se consapevole che non troverò mai un lavoro o faccio qualcosa che magari mi piace meno, ma che mi porterà un profitto materiale? ovviamente tutti ci dicono quanto sia importante trovare una via di mezzo. In medio stat virtus. E grazie al cazzo. O trovalo ‘sto mezzo. Ma torniamo al film. La protagonista, Margaret, nell’età della ragione (7 anni ndr) si era scritta delle lettere e le aveva consegnate a un avvocato affinchè gliele spedisse al raggiungimento dei 40 anni. Queste coloratissime lettere sono un promemoria di quali siano le priorità della vita e rileggerle da adulta fa sì che Margaret metta in discussione tutta la sua vita. Aveva troncato col suo passato e essere costretta a ripensarci la fa vacillare, ma infine la rende più forte. Il finale retorico mi ha disgustata parecchio, il lieto fine nella vita reale non esiste e allora perchè fare un film di sulla vita, farlo bene, e sciuparsi sul finale? Che i registi credano che un lieto fine possa addolcire la pillola? non è così, è solo fastidioso, sa di presa in giro.

N.B. ritorno su wordpress e pubblico questo post già pubblicato su blogger perchè non riesco a risolvere un problema di commenti.  scusate la confusione, ma dopotutto un blog senza possibilità di commento non è un granchè.